LA PEDOFILIA DAL PUNTO DI VISTA CRIMINOLOGICO

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La pedofilia è sia  un reato (punito dall’articolo 609 quater del codice penale con la reclusione da 6 a 12 anni) che un  comportamento antisociale e va osservato da tutte le sue angolazioni, con lo studio combinato di diverse  figure professionali  quali magistrati, avvocati, forze dell’ordine, medici, psicologi, insegnanti ed operatori sociali. Questa tipologia di  reato ha suscitato molta attenzione anche da parte dei mass media e delle organizzazioni che si occupano della difesa e tutela dei diritti dei bambini, trattando sempre più casi di questo genere e cercando di mettere in atto proposte valide affinché questa tipologia di devianza sessuale possa essere portata all’attenzione comune, nonché degli organi preposti.

La pedofilia, nonostante esista da molti anni e abbia fatto parte di svariate epoche storiche, soltanto di recente è stata riconosciuta come grave fenomeno e quindi inserita nel DSM-IV il quale attribuisce come caratteristica principale del reato l’attività sessuale ricorrente con bambini prepuberi. Gli atti perpetrati dai pedofili sono ritenuti da questi ultimi legittimi ed educativi, il pedofilo è una persona i cui desideri sessuali consci sono diretti a bambini ed adolescenti che ancora non hanno una indipendenza reale dal genitore e che non sono in grado di prendere piena conoscenza del fatto accaduto.

Il pedofilo è una persona vicina al bambino ed alla sua famiglia, una persona “fidata” che riesce ad avvicinarsi e a conquistare la fiducia senza problemi, creerà un legame di amicizia con la sua “preda” prima di agire, prima di mettere in atto gli abusi sessuali a danno del minore. L’ambiente famigliare, l’ambiente educativo e quello sportivo sono solitamente i terreni fertili su cui il pedofilo si appoggia, risultando  del tutto  insospettabile.

Dopo aver abusato del minore, il pedofilo lo spinge a tacere e lo convince affinché non racconti nulla dell’accaduto attraverso l’utilizzo di minacce, nonché facendo leva sulla vergogna, approfittando dell’ingenuità e dell’insicurezza del minore. 

La pedofilia è catalogata, in ambito psichiatrico e criminologico, come parafilia  tra i disturbi del desiderio sessuale, consistendo nella perversione sessuale da parte di un soggetto adulto e maturo dal punto di vista genitale verso un soggetto, invece, non ancora sessualmente maturo. La pedofilia comprende spesso e volentieri atti come il “toccare” e/o “guardare” piuttosto che prendere contatto con il genitale del minore.

Tra i fattori per cui l’abusatore ritiene i bambini sessualmente attraenti si  individuano:  la soddisfazione di esigenze emozionali dell’abusatore; la ricerca di una sensazione di gratificazione o di dominio dopo essere stato vittimizzato; il risultato  di essere stato a propria volta vittima di abuso sessuale infantile; la ricerca  di fonti alternative di gratificazione sessuale essendo quelle adulte bloccate o inibite; fobie, scarse abilità sociali, mancanza di autostima.

La maggior parte dei pedofili è di sesso maschile e l’attrazione può riguardare giovani maschi, femmine o entrambi, anche se la preferenza sembra rivolta al sesso opposto.

Il decorso della pedofilia sembra essere cronico e chi ne è affetto spesso sviluppa problemi di  abuso o dipendenza da sostanze e depressione, come risposta agli impulsi sessuali incontrollabili.